Vicoli di Gerardo Acierno è un’opera letteraria che chiude una trilogia dopo La casa del tempo (2020) e In viaggio (2022) e che si colloca a metà tra una raccolta di racconti e un romanzo. Ogni racconto infatti è inserito all’interno di una cornice narrativa che ci porta a Torretta (nome di fantasia di un paese lucano, dietro cui si nasconde Pignola, paese di origine di Acierno) e che consentirebbe di parlare di romanzo. Al tempo stesso però ogni capitolo mantiene l’autonomia del racconto, capace di sopravvivere da solo. Il testo alterna descrizioni vivide dei luoghi a introspezioni personali, come quelle del protagonista Battista Dipascale, ex bibliotecario, solitario poco più che settantenne, che “ha bisogno di cercare altro, di scavare ancora dentro di sé fino a cavarne qualcosa e potere infine dire: ‘Va bene così!’”. La quotidianità della vita di Torretta è paragonabile a quella di molti borghi non solo della Basilicata ma di tutto il Sud ed emerge dalle voci dei personaggi presentati con premura dall’Autore: a Battista, amante della narrativa nordamericana, sensibile, malinconico, affetto da ansia e insonnia, ma attento osservatore del mondo che lo circonda, si affiancano Carmela, la fedele governante; il vecchio vicino Marcello, giocatore d’azzardo e commerciante dotato di forte senso pratico, e il suo cane Rommel; Colino ’u scarparë, l’anziano calzolaio comunista, pragmatico e affettuoso, che usa il lavoro per combattere la solitudine. A quest’ultimo si unisce la figura poetica di Luigi Ferrara, ex sindaco comunista di Torretta, ricordato per le lotte sociali e per il suo impegno per la comunità. Dallo sfondo si stagliano, inoltre, altri personaggi: la madre di Battista, donna di tradizione, accogliente, che esprime saggezza attraverso i modi di dire di Torretta; il nonno Berardo, proprietario di una rivendita di tabacchi, patriarca attento e metodico. Non mancano, infine, le voci corali: da un lato quelle dei soci del Circolo Sociale, che raccolgono la memoria collettiva e l’attaccamento al passato, dall’altro quelle delle donne del paese, figure resilienti “che fanno l’armonia del paese” nei versi di un altro lucano, Rocco Scotellaro, e che in Gerardo Acierno diventano protagoniste della vita comunitaria e della rivolta contro i contatori dell’acqua, fatto realmente accaduto a Pignola e ricordato come I Vespri dell’acqua. Le descrizioni dei vicoli, delle chiese e delle case raccontano di un luogo in cui il Tempo, protagonista principale assieme a Battista e con il quale Acierno sembra interloquire, pare essersi fermato, nonostante proprio quel Tempo abbia segnato il paese con il “progresso” e lo spopolamento. Si tratta di un Tempo che non ha futuro e sembra aver perso la propria importanza, soprattutto da quando l’orologio di Torretta ha smesso di funzionare; è un Tempo che diviene la reiterazione continua del passato nel presente al punto che i personaggi di Torretta non sembrano troppo diversi dai contadini di Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli: “I contadini non si aspettano nulla dal tempo...